Conseguenze psicologiche sul bambino dopo una separazione

I figli risentono della separazione dei genitori e le reazioni rispetto a questa decisione presa dagli adulti possono essere diverse e testimoniare disagio per la nuova situazione

Un tema molto delicato che si affaccia spesso quando si affronta la questione della separazione coniugale, riguarda l’affidamento dei figli. I minori infatti devono per la legge essere tutelati affinché possano, nonostante il cambiamento che la separazione comporta, mantenere il più possibile la condizione di benessere psicologico, fisico ed economico, precedentemente garantita, senza trovarsi a modificare l’immagine genitoriale e senza  essere dunque travolti, manipolati o condizionati dalla decisione dei genitori.

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I figli spesso vivono queste decisioni da parte degli adulti come decisioni ingiuste, dolorose, che metteranno in crisi l’equilibrio precedente che viene la maggior parte delle volte vissuto dal piccolo come qualcosa di prezioso e rassicurante che andrà  per sempre perduto. Si tratta di una realtà che per quanto difficile (a causa dei conflitti più o meno percepiti come tali) è pur sempre per il bambino vissuta come la propria realtà rassicurante, caratterizzata da tante piccole e grandi abitudini che rappresentavano un punto di riferimento nella sua vita sin dalla nascita.

Ecco perché il bambino con età sufficiente per rendersi conto del reale cambiamento, (bambini dai 3-4 anni in su) tenderà a rifiutare nella maggior parte dei casi questo evento, reagendo in diversi modi: protestando e lamentandosi di fronte alle novità percepite come negative  e di fronte all’assenza del genitore non più presente in casa;  oppure ritirandosi in sé stesso ed evitando l’argomento per quanto possibile. 

E’ a questo punto essenziale che entrambi i genitori con calma e pazienza parlino ed affrontino sensibilmente l’argomento, facendo innanzitutto capire al piccolo che cambieranno solo alcuni fattori, ma non i sentimenti e gli affetti nei suoi confronti. Inoltre e’ altresì importante che entrambi i genitori portino pazienza e diano tutto il tempo necessario ai figli di adeguarsi a questa nuova realtà, informando tutti coloro che condividono con il bambino gli spazi ed i tempi della loro giornata, in modo tale da comprendere cosa stia realmente passando in quel momento di vita.

Gli umori infatti saranno messi a dura prova e non solo quelli dei due genitori che inevitabilmente saranno scossi e travolti da questa fase difficile di rielaborazione del passato, per ricominciare poi una nuova vita. I bambini stessi ne risentiranno psicologicamente in una prima fase e potranno dare segni di squilibrio o regressione anche lieve, mostrandosi più bisognosi di affetto, di attenzioni, più svogliati o più nervosi.

Tutto fa parte della fase del cambiamento che naturalmente potrà essere vissuto da caso a caso in modo più o meno sereno, ma che per certi versi è inevitabile. Gli aspetti della genitorialità nelle separazioni potrebbero essere chiaramente definiti se si potesse comprendere appieno il concetto che, nella famiglia, esistono due "entità di coppia", distinte per diritti, doveri e responsabilità reciproche: la "coppia coniugale" e la "coppia genitoriale".

Il "conflitto coniugale", quindi, non necessariamente può (o deve) scatenare anche un "conflitto genitoriale", ed eventuali contrasti fra le due entità potrebbero essere affrontati con l'ausilio della mediazione familiare. La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio.

Obiettivo centrale della mediazione familiare è il raggiungimento della co-genitorialità (o bi-genitorialità) ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori. La mediazione familiare è una disciplina trasversale che utilizza conoscenze proprie alla sociologia, psicologia ed alla giurisprudenza finalizzate all'utilizzo di tecniche specifiche quali quelle di mediazione e di negoziazione del conflitto.

Requisito indispensabile per intraprendere un percorso di mediazione familiare è l'assenza di conflitto giudiziale in corso. La mediazione familiare è infatti finalizzata al raggiungimento degli obiettivi definiti dalla coppia al di fuori del sistema giudiziario. Si ricorre a quest'ultimo (separazione e/o divorzio consensuale) solo per le omologhe di Legge degli accordi raggiunti. Tale tipologia di mediazione – che affianca gli aspetti emotivi a quelli più strettamente legali – è spesso definita anche mediazione globale.

Evitare perciò il ricorso al Tribunale per accordi che non prevedono consenso e dunque conflittuali è assai importante ai fini del benessere dei figli. Questo infatti permette di dare ai bambini una sicurezza in più in termini psicologici, basata sull’idea che i propri genitori sono aperti alla comunicazione, uniti di fronte al bene dei figli e sereni nel trovare soluzioni congeniali a tutti i componenti della famiglia. Agire con disponibilità, serenità e motivazione nel trovare soluzioni e risolvere i problemi, è ‘atto d’amore assai importante , forse il più grande nei riguardi dei propri bambini che subiscono tali decisioni.

Si consigli la lettura di:
C. Serra:  Separazione, Divorzio, Affidamento,   Edizioni Psicologia , 1991

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